Associazioni tra livelli sierici di vitamina D e patologie avverse in uomini sottoposti a prostatectomia radicale
Livelli inferiori di vitamina D nel siero sono stati associati a un aumentato rischio di cancro alla prostata aggressivo.
Tra gli uomini con carcinoma prostatico localizzato, in particolare con rischio di malattia basso o intermedio, la vitamina D può servire come un importante biomarcatore di aggressione della malattia.
Sono state valutate le relazioni tra patologie avverse al momento della prostatectomia radicale e livelli di 25-idrossivitamina D ( 25-OH D ) nel siero.
È stato effettuato uno studio trasversale nel periodo 2009-2014, all'interno di un ampio studio epidemiologico di 1.760 controlli sani e uomini sottoposti a screening per il cancro alla prostata.
In totale, 190 uomini sono stati sottoposti a prostatectomia radicale nella coorte.
La patologia avversa è stata definita come la presenza di malattia di Gleason 4 primaria o qualsiasi malattia di Gleason 5, o estensione extraprostatica.
Sono state effettuate analisi descrittive e multivariate per valutare la relazione tra 25-OH D e patologia avversa al momento della prostatectomia.
87 uomini ( 45.8% ) in questa coorte hanno dimostrato una patologia avversa al momento della prostatectomia radicale.
L'età media della coorte era di 64.0 anni.
All'analisi univariata, gli uomini con patologia avversa alla prostatectomia radicale hanno dimostrato inferiori livelli sierici mediani di 25-OH D ( 22.7 vs 27.0 ng/ml, P=0.007 ) rispetto ai loro omologhi.
All'analisi multivariata, controllando per età, antigene prostatico specifico nel siero, e esame rettale digitale anormale, valori sierici di 25-OH D inferiori a 30 ng/ml erano associati a un aumento della probabilità di patologia avversa ( odds ratio, OR=2.64; P=0.01 ).
In conclusione, l’insufficienza / carenza di 25-Idrossivitamina D nel siero è associata a un aumento delle probabilità di patologia avversa negli uomini con malattia localizzata sottoposti a prostatectomia radicale.
25-Idrossivitamina D nel siero può servire come un biomarcatore utile per l’aggressività del tumore alla prostata, che merita continui studi. ( Xagena2016 )
Nyame YA et al, J Clin Oncol 2016; 34: 1345-1349
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